Presentazione della strategia italiana di bioeconomia e risultati preliminari del questionario sulla percezione della bioeconomia in Europa

Il 20 Aprile, presso il CNR, a Roma, I partners italiani del progetto BIOWAYS, FVA New Media Research e UNIBO, hanno preso parte all’evento dedicato al lancio della Strategia Italiana per la Bioeconomia.

All’evento sono intervenute le principali autorità coinvolte (Ministero Sviluppo Economico, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Ministero Istruzione Università e Ricerca, Ministero dell’Ambiente, Ministero dei Beni e Attività Culturali e Turismo, Ministero Economia e Finanze, Il Presidente della Conferenza delle Regioni) Sono inoltre intervenuti rappresentanti della Commissione Europea e del consorzio pubblico-privato BBI JU. Il gruppo di lavoro che ha messo a punto la Strategia Italiana per la Bioeconomia è stato coordinato da Fabio Fava (Miur), Cinzia Tonci (Mise) e Paolo Bonaretti (Coesione territoriale e Mezzogiorno).

Principali “take aways”:

  • I numeri della bioeconomia

o   Il fatturato delle produzione della bioeconomia in Europa è di 2mila miliardi annui e conta circa 20 milioni di posti di lavoro

o   L’Italia con un fatturato di 250 mld all’anno è il terzo paese in Europa dopo Germania e Francia con un fatturato di 250 miliardi di euro annui e un mln e 700 mila posti di lavoro

  • Obiettivi

o   Aumentare del 20% il valore della produzione e del 15% l’occupazione nel settore della bioeconomia entro il 2030.

  • Perché la Bioeconomia è importante per l’Italia?

o   Perché è un’occasione unica per trasformare sfide come la crisi economica, la sostenibilità delle politiche ambientali e la necessità di promuovere l’economia circolare, in occasioni per portare l’Italia ad essere uno dei principali attori di sviluppo e cambiamento culturale in Europa.

o   Perché, come dice Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont e presidente del Cluster Spring,  “la bioeconomia si gioca sui territori e dunque il loro contributo è fondamentale”. La strategia per la Bioeconomia Italiana tiene in grande considerazione le caratteristiche del territorio Italiano e prevede la valorizzazione ed il recupero di contesti unici come le coste, le foreste e il patrimonio agricolo, che possono tornare ad essere valorizzati con un impatto positivo sull’ambiente, l’occupazione e la società.

  • Come?

o   Promuovendo azioni e investimenti di valore nazionale ed europeo, che creino condizioni per il rafforzamento e lo sviluppo imprenditoriale

o   sviluppando progetti di sperimentazione che devono nascere sui territori

o   Coinvolgendo nel processo le istituzioni a livello Regionale, Nazionale ed Europeo

o   Rafforzando i Cluster e le partnership industria-istituzioni

o   Lavorando insieme (Industria, Politica, Ricerca e Società civile) per integrare nel processo tutte le prospettive, dubbi e potenzialità di sviluppo che conducano ad un effettivo cambio di cultura

  • Prossimi passi?

o   Comunicare, stimolare il cambiamento culturale

o   Formare, coinvolgere i cittadini

o   Promuovere filiere flessibili e interconnesse

o   Migliorare la normativa in modo da favorire l’innovazione e nello stesso tempo garantire al cittadino precise tutele sulla qualità e l’origine dei prodotti

In questo contesto, il progetto BIOWAYS, finanziato da BBI JU e dalla Commissione Europea, ha lo scopo di promuovere la conoscenza della bioeconomia presso il grande pubblico.

Attualmente si sta svolgendo una consultazione pubblica per comprendere meglio la percezione degli Europei sui prodotti bio-based. Il questionario è disponibile in più lingue.

La versione italiana ha già raccolto 120 risposte e dai risultati preliminari è emerso che i cittadini italiani hanno una discreta conoscenza dell’argomento, una buona propensione verso l’utilizzo dei prodotti bio-based (più del 70% preferiscono acquistare un prodotto bio-based rispetto ad uno tradizionale ed l’86% ha una percezione positiva dei prodotti bio-based), una grande sensibilità ed attenzione verso le sfide ambientali e di sostenibilità ed un forte desiderio di essere maggiormente coinvolti nei processi informativi e, soprattutto, decisionali. Il costo è sicuramente percepito come un ostacolo, ma soprattutto la mancanza di informazioni e garanzie sui prodotti. Inoltre manca ancora la conoscenza che alcune tipologie di prodotto di origine chimica possano essere sostituiti con altri bio-based. Questo vale in particolare per prodotti chimici come i detersivi, i solventi, le vernici, i lubrificanti, gli additivi, i surfattanti, ecc. Gli intervistati sottolineano inoltre la necessità di precise tutele per garantire l’origine e la sicurezza dei prodotti, maggior accesso alle informazioni (ad esempio le etichette), vorrebbero maggiori attività informative e formative (come l’organizzazione di workshops ed eventi), portali e siti informativi sui vari prodotti esistenti, incentivi per i consumatori e defiscalizzazione di prodotti bio-based.

 

Per essere informati sui risultati finali del sondaggio, contattare il partner italiano del progetto FVA New Media Research all’indirizzo info@fvaweb.it

 

www.bioways.eu